Quando: martedì 9 marzo 2021, ore 21.00
Relatore: Walter Pescara
Dove: Online tramite ZOOM per gli tutti associati 2021
IN COLLABORAZIONE CON
Incontro gratuito riservato ai soci NESSUNO[press]
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Vedremo come l’
otturatore in fotografia sia un potente strumento capace di confermare le più accreditate teorie della
fisica moderna e come durante una sessione fotografica accadano sotto i nostri occhi e a nostra insaputa, alcune affascinati trasformazioni nei soggetti che stiamo riprendendo.
Indagheremo, tra l’altro, come alcuni
paradossi della Meccanica Quantistica siano chiamati in causa nel momento in cui realizziamo un’istantanea e di come il mosso in fotografia riesca a confermare alcune tra le più accreditate teorie della fisica dei quanti.
Analogamente a quanto avviene nel mondo della pittura nel quale gli artisti, almeno quelli più capaci, hanno una profonda comprensione dei pigmenti colorati che usano per realizzare i loro dipinti,
anche i fotografi dovrebbero capire in modo più approfondito la natura estesa della luce in qualità di materia prima della quale si servono per realizzare le loro fotografie.
Obiettivo di questo incontro è
conoscere, attraverso semplici argomentazioni mutuate dalla fisica moderna,
alcune caratteristiche della luce, in particolare quelle che permettono ad un fotografo di aumentare la propria consapevolezza nel momento in cui decide di scattare un’istantanea. La luce è comunemente descritta come un’onda che si propaga nello spazio ad una velocità costante e conosciuta fino a che incontra un ostacolo che ne modifica il suo naturale percorso, assorbendone una parte, riflettendola e deviandone la traiettoria o mettendo fine al suo vertiginoso viaggio. Queste variazioni sono proprio quelle che ci permettono di osservare il mondo così come ci appare, e di riuscire a fotografarlo. Sappiamo che la luce si propaga nello spazio comportandosi come un’onda ma, agli inizi del XX secolo con l’avvento della Meccanica Quantistica, abbiamo capito che la luce oltre alle caratteristiche delle onde possiede anche le proprietà tipiche delle particelle.
Fu Albert Einstein a scoprire questa particolarità che definì “
effetto fotoelettrico” osservando come i fotoni si comportassero un po’ come dei proiettili che colpiscono le superfici metalliche riuscendo a far evadere gli elettroni dai loro atomi. Nella fisica moderna questa duplice natura della luce viene definita “dualismo onda particella”, ed è caratterizzata da ciò che viene chiamato “quanto”. I quanti, o fotoni, quindi sono una specifica forma di energia che, tra l’altro, ci permette di esercitare la fotografia.
Indagare la relazione esistente tra ciò che fotografiamo e il bizzarro comportamento delle particelle che costituiscono i soggetti mentre vengono illuminati e fotografati può sembrare un compito difficile per non dire impossibile, infatti la fisica classica definisce questa apparentemente incolmabile distanza con il termine “
decoerenza”. Alla luce delle nuove scoperte della meccanica quantistica però, la distanza tra questi due stati fisici si sta accorciando fino a rendere possibili nuove teorie che ci permettono di osservare anche nella vita quotidiana alcune manifestazioni mutuate dalla fotografia fino ad ora definibili solo nella dimensione teorica delle particelle che, a pensarci bene, sono proprio i mattoni alla base dei soggetti fotografabili.
Walter Pescara
Walter Pescara, fotoreporter professionista per riviste nazionali e internazionali specializzato in fotoreportage e fotografia delle arti performative. Attualmente docente di fotografia all’Accademia delle Belle Arti LABA di Brescia