Autrice: Natalia Elena Massi
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Eccoci di nuovo qui ad una settimana dall'esposizione milanese con la seconda parte del post per raccontarvi dei magnifici lavori presenti al Mia Photo Fair 2019, qui potete leggere la prima parte.
Partiamo con Susy Cagliero rapprensentata dalla Maiocchi15 Art gallery. “Faccio foto mosse perché provengo dalla pittura e voglio dipingere con la macchina fotografica” così ci accoglie Susy nel in mezzo ai suoi lavori
In particolare quello che ci presenta sono le sue visioni del tempo. Nel futuro con mescolanza di persone e culture e il tempo nel mondo dell’arte. Secondo il pensiero di Susy, l’arte perde sempre più significato e sempre più forse lo acquistano le persone. Inoltre vede l’arte sempre più fredda e distaccata dalle persone.
Susy ricerca sempre nuovi punti di vista ed indaga con i suoi lavori come cambiano le percezioni al cambiare dei punti di vista. Susy si dichiara da sempre stata “ossessionata dal tempo”. Nei suoi lavoro vuole rendere l’idea del tempo futuro.
La Galleria MADE4ART si presenta con i lavori degli artisti fotografi Giovanna Magri e Kim Dupond Holdt.
L’esposizione, incentrata sulla fotografia di architettura, presenta due artisti differenti per origini e percorso artistico e umano.
Le composizioni di Kim Dupond Holdt sono incentrate su una profonda ricerca estetica basata sull’osservazione di dettagli architettonici di edifici moderni e contemporanei. Le opere, alcune delle quali con una spiccata tendenza all’astrazione, formano nell’allestimento una vera e propria installazione caratterizzata da composizioni geometriche in grado di evidenziare la dinamicità delle immagini e proporre nuovi punti di vista.
Le opere di Giovanna Magri, appartenenti alla serie Timeless City, ritraggono una Venezia inedita e suggestiva. Palazzi che rimandano alla storia della vita, al passaggio di epoche e generazioni, dimore che continuano a essere studiate e indagate, che racchiudono angoli celati e presenze umane. Attraverso una personale rilettura della storia e degli stili architettonici, l’artista focalizza l’attenzione del visitatore su tesori preziosi che preservano il loro fascino in luoghi ormai soggetti a continue trasformazioni urbane.
La Galleria svizzera Pythongallery ci presenta due interessanti artisti, Georg K Küttinger e Verena Ghuter. Entrambi con dei lavori che valicano i confini della realtà per arrivare alla rapprensentazione dell’immaginario.
Per descrivere il suo lavoro Georg Küttinger prende in prestito una metafora della musica popolare. Le sue immagini di grande formato ricordano un remix, in riferimento all'arte di riorganizzare un brano musicale, reinterpretarlo e consentire agli ascoltatori di sperimentarlo nuovamente. Concentrandosi su particolari ritmi, sequenze e aspetti della rappresentazione, condensa queste singole immagini in una nuova immagine.
Georg Küttinger costruisce le sue immagini riassemblando i motivi che sono stati catturati in diversi momenti nel tempo da diverse prospettive in una nuova immagine. Facendo così, esemplifica ciò che le persone fanno quando contemplano una scena: incapace di creare e preservare un'immagine statica e immutabile, la ricominciamo continuamente e la allineiamo alla memoria, secondo la nostra percezione.
Georg Küttinger
Georg Küttinger
Verena Ghuter
Marco Palmieri rappresentato dalla GALLERIA JANNONE lavora con l’acquerello e la fotografia. Marco costruisce a mano tutti gli oggetti che realizza con carta di acquerello. Sono dei veri set. La sua formazione è legata all’architettura.
Lui pensa che anche nel modo in cui si occupa lo spazio in realtà si costruisce un’architettura: se ci troviamo da soli e tutti attorno, se siamo in un angolo, in realtà stiamo già dicendo qualcosa. I titoli spiegano il progetto.
“Io cerco di trovare cose che mi seducono, e l’ambiguità tra fotografia e pittura per me è una chiave per rendere le cose meno chiare. Mi affascina il lavoro quando diventa intrigante e non chiaro”
1. Prologo 2.Love 3.Happy few 4.Ordine 5.Riparo 6.Privilegio
7.Lo spazio attorno 8.Tattica 9. Scissione 10.Fissione 11.Carisma 12.Matrice
Associando scatti dal vivo e postproduzione, le fotografie del ciclo Distopia di Aldo Salucci rappresentato dalla galleria Statuto13 raffigurano monumenti sommersi dalle acque, privi della presenza umana. Il suo progetto nasce dal global warning e dall’innalzamento del livello degli oceani. Aldo vuole dare un’immagine utopica di quello che potrebbe accadere se l’acqua invadesse il mondo.
Sul piano simbolico, l'alluvione raffigurata rappresenta un campanello d'allarme sul tema dell'inquinamento ambientale – l'innalzamento delle acque, la distruzione da parte dell'uomo della bellezza che egli stesso ha creato.
Una visione post-apocalittica, ma allo stesso tempo lenificante, che lascia trapelare la possibilità di una rinascita.
Le opere architettoniche rappresentate non sono tutte famose e conosciute perché l’artista vuole portare all’attenzione anche alcuni capolavori dell’arte che vengono lasciati in disparte e che il tempo e l’abbandono sta rovinando.
Frascati ninfeo Villa Aldo Brandini - 2018
Prospettiva - 2018
Santa Maria del Fiore - 2018
Art Studio ci presenta Ingrid Strain Lei parte da un corpo decontestualizzato in cui non c’è uno spazio. È un corpo oggetto. Un corpo a pezzi. I suoi lavori vogliono essere un po’ delle sculture. Per Ingrid i suoi lavori non devono avere né rappresentare un’anima, ma piuttosto una tensione. E proprio il concetto di tensione che ricerca nei suoi scatti. Lei non ne fa un discorso estetico, infatti le imperfezioni del corpo restano e non è interessata a nasconderle.
Ingrid ha una laurea in cinema e il suo background lavorativo e nel teatro e nella danza. E tutto questo lo ritroviamo nei suoi scatti con questi tagli molto cinematografici che sembrano dei piccoli fotogrammi.
Kira Lev rappresentata dalla Galleria Monopoli. Kira ci racconta che 3 sono le parole chiave per la sua ricerca: spazio, tempo e persona. Nei suoi servizi fotografici Kira è sempre alla ricerca della giusta posizione che possa enfatizzare i suoi 3 concetti chiave in relazione al soggetto. Non si sente addosso il senso del colore, e lavora quindi sempre con il bianco e nero. I suoi neri sono forti, intensi e molto profondi.
E con Kira vi saluto e chiudiamo il secondo post su Mia Photo Fair 2019. A presto!